Il calendario mi ha detto che è arrivato il Natale

Non c’è niente di meno necessario che l’espressione di un pensiero negativo il giorno di Natale.
Non è necessario esprimere un qualcosa che vada inevitabilmente a schernire il calore delle luci o l’iniziativa delle persone che, sembrano scoprire l’esistenza della parola grazie, gli ultimi sei giorni dell’anno.
Eppure, nonostante l’altro giorno abbia messo Last Christmas ad un volume illegale in 37 Paesi, quest’anno lo spirito natalizio non lo percepirei nemmeno se dovessero inviarmi un bonifico bancario per permettermi di percepirlo.
Il mio ragionamento di base è sempre stato questo, da un quantitativo di anni inqualificabile: dal momento in cui ci siamo tutti, che sia allo stesso tavolo o connessi dal filo di un telefono malridotto, sarà da considerarsi un anno positivo e un conseguente Natale positivo.
Questo, è stato il primo anno della mia vita in cui non è andata così.
Credetemi, non potete capire quanto ho riflettuto sulla pubblicazione o meno di questo post, perchè la vetrina dei sentimenti non è stato mai un contesto che mi è interessato addobbare.
Scrivo questo post nella maniera più egoista possibile, consapevole sì, che queste parole non siano destinate solamente a me, ma con il bisogno di dare un volto a quello che ho dentro e per farvi sapere un paio di cose.
Dovete sapere che è esistito un uomo di nome Paolo e che, insieme, abbiamo trascorso una quantità considerevole di 25 dicembre.
Paolo è mio nonno ed era un sacco di altre cose insieme.
Paolo era le partite a briscola che sfociano in qualche litigio ed era i calici di vino rosso che, a Natale, trovano la totalità della loro espressione.
Paolo era le canzoni a squarciagola e gli inni degli Alpini innalzati al cielo, lo spiedo che sa di poesia e i discorsi infiniti sull’idraulica e su quanto i dossi fossero una strategia del comune per consumare più benzina.
Paolo era i pranzi che trovano il loro culmine nei racconti di guerra, in accenni di agricoltura e in una malinconia che sentivi essere anche un poco tua.
La stessa che provo io oggi.

Il Natale non è – e non deve essere – il covo di momenti che non torneranno più.
Non è sua la colpa se oggi tutto splende quando, la luce per me, è attanagliata in una voce che non sentirò più chiamarmi dal retro di una porta.
Eppure oggi, il Natale, è tutto questo per me.
Un calice di vino vuoto, una cantina senza pietanze da conservare e una canzone troppo lontana per essere sentita.

13 pensieri su “Il calendario mi ha detto che è arrivato il Natale

  1. Tutto ciò che hai provato verso tuo nonno Paolo, il carico di affetto che porti nel cuore, è l’essenza del Natale e quindi ora che lui ti manca è normale che ti senta così. Ti auguro quindi di ritrovare ciò che hai perso, chi ci vuole bene, per me rimane sempre al nostro fianco e saprà trovare il giusto modo per dirtelo. Almeno questo è ciò che penso io, per la mia esperienza personale di fronte ad un dolore e a una mancanza.

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